
ARREDI
La nostra linea di arredi è stata ispirata negli anni dal Cammino Neocatecumenale. L’iniziatore di questo Cammino, Kiko Arguello, pensò negli anni ’70, che i fratelli avessero bisogno di segni liturgici durante le celebrazioni comunitarie, che esprimessero una nuova estetica e che attraverso la bellezza e l’armonia permettessero una più perfetta partecipazione a quello che i sacramenti significano e realizzano. <!– Tutti i Prodotti –>
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Durante questi anni, Kiko Argüello ha sviluppato per il Cammino Neocatecumenale diverse creazioni in campo musicale. Da quando è andato a vivere nella baracca di Palomeras Altas con una Bibbia e una chitarra, ha composto più di 300 canti che compongono il cosiddetto “RISUCITÒ, canti per le comunità neocatecumenali”. Alcuni si cantano attualmente in numerose parrocchie di tutto il mondo e sono stati cantati in molte occasioni in presenza dei diversi Papi. Per loro, Kiko ha ideato accompagnamenti musicali utilizzando un grande numero di strumenti.
Nel 2010, Argüello forma l’Orchestra Sinfonica del Cammino Neocatecumenale e compone l’opera “La Sofferenza degli innocenti”, che descrive attraverso la musica il dolore della Vergine ai piedi della croce. Dopo essere interpretata in Israele dinnanzi a diverse autorità e 200 vescovi, gli ebrei profondamente impressionati, hanno riconosciuto di sentirsi compresi e amati dalla Chiesa di fronte al dolore della Shoah (l’Olocausto). A partire da allora, questa sinfonia è stata un ponte di dialogo tra il popolo ebreo e la Chiesa cattolica. Dopo la sua composizione, è stata interpretata in diversi luoghi, come il Vaticano – in una occasione alla presenza di Benedetto XVI – Gerusalemme, Betlemme, Madrid, Parigi, Tokio, New York, Chicago, Boston, Düsseldorf o Auschwitz tra gli altri.
Kiko Argüello è anche autore di due libri: nel 2012 ha pubblicato “IL Kerigma, nelle baracche tra i poveri” e nel 2016 “Annotazioni. 1988-2014”.
La pittura di Kiko Argüello, iniziatore insieme a Carmen Hernandez del Cammino Neocatecumenale, si inserisce nella tradizione dell’iconografia orientale. Si tratta di una tradizione che l’Occidente ha perduto, e che è importante recuperare in questo momento di profonda crisi estetica nell’arte sacra occidentale.
In Oriente l’iconografia non è un elemento accessorio, un ornamento fine a sé stesso, ma è parte integrante e essenziale della liturgia: è un annuncio, l’annuncio di Gesù Cristo. Tutte le grandi chiese orientali sono ricche di icone, e all’inizio di ogni “divina liturgia”, cioè dell’eucarestia, c’è l’incensazione delle icone, le quali sono l’annuncio della realtà del cielo. L’oro che abbonda nelle icone, nello sfondo, nelle decorazioni, nelle immagini, significa l’annuncio di una realtà celeste.
Maria del Carmen Hernàndez Barrerà nasce a Olvega, Navarra (Spagna), il 24 novembre 1930. Figlia di Antonio Hernàndez Villar e di dementa Barrerà Isla, quinta di 9 figli. Per desiderio del padre, inizia gli studi in chimica all’Università di Madrid e, dopo la laurea, lavora per un breve periodo nell’industria di famiglia. Nel 1951 entra nell’Istituto Misioneras de Cristo Jesus per rispondere alla sua vocazione missionaria. Negli anni 1957-59 studia teologia a Valencia. Più tardi entrerà in contatto col rinnovamento del Concilio Vaticano II attraverso il liturgista padre Pedro Farnés. Dopo quasi due anni vissuti in Israele, conoscendo dal vivo la tradizione del popolo di Dio e dei luoghi santi, nel 1964 si reca tra i baraccati di Palomeras Altas (Madrid) in attesa di costituire un gruppo missionario. Qui conosce Kiko e comincia a lavorare con lui. Insieme daranno vita a una nuova forma di predicazione che porterà alla nascita di una piccola comunità cristiana: la prima Comunità Neocatecumenale. Il temperamento artistico di Kiko, la sua esperienza esistenziale; lo slancio di evangelizzazione di Carmen, la sua attenzione al rinnovamento liturgico del Concilio, centrato sul Mistero pasquale; l’ambiente dei poveri costituiscono quel “laboratorio”, che dà luogo a una sintesi kerigmatico-teologico-catechetica, colonna vertebrale di tutto il processo di iniziazione cristiana, che è il Cammino Neocatecumenale. Il 16 maggio 2015 riceve, insieme a Kiko Arguello, il dottorato in teologia honoris causa dalla Catholic University of America di Washington (USA). Muore a Madrid, il 19 luglio 2016.
È importante che la comunione nella mano manifesti l’amore per la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Per questo è necessario sottolineare la nobiltà dei gesti dei fedeli, proprio come dicevano i Padri della Chiesa ai neobattezzati alla fine del IV sec. I fedeli avevano la regola di tendere entrambe le mani: “fai con la mano sinistra un trono per la destra, perché questa deve ricevere il Re”. (VªCatechesi Mistagogica n.21, PG 33, 1125; San Giovanni Crisostomo, Hom 47, PG 63, 898, ecc.). Nei primi secoli della Chiesa, di norma, il Corpo di Cristo veniva sempre ricevuto nelle mani e solo nel IX sec. il Rito iniziò a cambiare e a ricevere la comunione in bocca [e questo esclusivamente nella Chiesa di Occidente] ma solo in alcuni luoghi e non ovunque, nemmeno a Roma, che sarà l’ultima Chiesa ad accettare la comunione in bocca.
Poi, nel IX sec. alcuni Concili regionali stabilirono che i fedeli non potessero ricevere la comunione con le mani: come quello di Parigi (829), Córdoba (839), Rouen (878).
A Roma la nuova modalità della comunione in bocca fu introdotta successivamente nelle altre Diocesi solo intorno al X sec. (Ordo Romanus X, dall’anno 915).
In conclusione, ricevere con le mani il Corpo del Signore è una modalità totalmente degna e legittima, perché nove secoli di storia della Chiesa, con questa prassi liturgica, ne manifestano la validità. In effetti, la bocca non è più santa della mano, perché tutto il corpo è ugualmente responsabile delle sue azioni. Oggi la Chiesa, praticamente quasi ovunque nel mondo, permette di ricevere la comunione nelle mani.
L’Eucaristia ricevuta sotto entrambe le specie [del corpo e sangue di Cristo] da tutta l’Assemblea e non solo dal Presbitero celebrante, fu una prassi liturgica che si mantenne in tutte le Chiese, occidentali e orientali, fino all’anno 1250, per dodici secoli ininterrotti.
Che il Presidente e tutta l’Assemblea comunicassero il Corpo e il Sangue di Cristo [dal calice], era prassi continua in tutte le Chiese, fin dalla prima Eucaristia del mondo celebrata nel Cenacolo dove Cristo dice: “Bevete tutti, questo è il mio sangue..” e ininterrottamente, per più di XII sec. fino al 1250.
Questa disposizione di comunione sotto le due specie, si può osservare nel Messale Romano di varie nazioni dell’epoca: come Italia, Spagna, Francia, Germania, ecc.
Solo a partire dal 1300 si comincia a fare la comunione solo al pane.
È importante notare che guardando alla storia della Liturgia della Chiesa, sono più i secoli in cui l’intera Assemblea comunica il Corpo e il Sangue di Cristo di quelli in cui si fa la comunione con la sola specie del pane eucaristico.
Il Concilio Vaticano II° ha riaperto la possibilità della comunione con entrambe le specie guardando alla volontà di Cristo [e in obbedienza a Lui], il quale, istituendo l’Eucaristia, porse il calice ai suoi discepoli dicendo che “tutti” dovevano riceverlo, perché la Nuova Alleanza è destinata a tutti: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’Alleanza.”
P.Maurizio Martini.
La serva di Dio Carmen Hernández
in Terra Santa 1963-64
Il pellegrinaggio in Terra Santa è per chiunque il viaggio di una vita. In questo libro si ricostruisce lo storico e poetico pellegrinaggio del ‘63-‘64 inTerra Santa della serva di Dio Carmen Hernández Barrera, co-iniziatrice con Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale, nelle stesse sue parole, note, racconti, aneddoti e foto. La Chiesa è nata a Gerusalemme: “Sarete miei testimoni, cominciando da Gerusalemme, e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8) e ogni rinnovamento non può che venire per essa da un ritorno alle fonti, comprese quelle di Gerusalemme e dellaTerra Santa, perché “sono in essa tutte le nostre fonti” (Sal 87,7). Una poesia di Tagore cara a Carmen recita: “Sono rotti i miei legami, pagati i miei debiti, le mie porte spalancate: me ne vado da ogni parte”. Così, cominciando da Gerusalemme e dallaTerra Santa, Carmen divenne una testimone della fede “fino ai confini della terra”. Il lettore troverà qui la sua avvincente esperienza di pellegrinaggio dal Libano alla Siria, attraversando deserti esteriori e interiori, fino alla Terra Santa, al lago di Galilea, alla consolazione di Gerusalemme: “In Gerusalemme sarete consolati” (Is 66,13). Così, il pellegrinaggio di Carmen diviene un aiuto per ogni pellegrino nel suo cammino di fede verso la Gerusalemme Celeste.
Francesco Giosuè Voltaggio, presbitero della Diocesi di Roma e ora fidei donum al Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, vive da vent’anni in Terra Santa, dove è rettore del Seminario Redemptoris Mater di Galilea, sul monte delle Beatitudini. È professore di Sacra Scrittura presso lo Studium Theologicum Galilaeae e autore di numerose pubblicazioni. Ha avuto la grazia di avere Carmen come madrina di Battesimo e di conoscerla fin dall’infanzia.